Un giorno alle stelle, quello dopo alle stalle. In politica non esistono davvero le mezze misure. Mi dispiace per il Presidente Obama. A due giorni dalle Midterm elections, mentre sfoglio il New York Times - in prima pagina una mappetta colorata indica la preferenza di ogni Stato - appare chiaro e cristallino che il suo futuro sarà quello che fanno i calzini bucati e puzzolenti: essere gettato via, senza pietà alcuna. Nel 2008, mi ricordo la fissazione morbosa che c'era con Barack Obama - il suo faccione stampato dappertutto: su piatti, tazzine, sciarpe, cappelli, bandiere, t-shirts, posaceneri, manifesti, quadri. Impazziti. Tutti impazziti. Obama era l' uomo sceso dal cielo per salvare le sorti del pianeta. L'uomo in grado di sconfiggere povertà, corruzione, inquinamento, ingiustizie sociali, la fame nel mondo con un semplice schiocco delle dita. Sant'Obama. Due anni dopo, il rifiuto totale.
L'asprezza verso Obama ricorda quella verso Al Gore nel 2000. Lo stesso atteggiamento dei media, lo stesso disprezzo diffuso. Così alcuni liberali finirono per votare Ralph Nader, e George W. Bush si trasferì alla Casa Bianca. Allora dico: diamogli una possibilità. E' vero, Obama ha triplicato le forze armate in Afghanistan, vincendo peraltro il Nobel per la Pace, siamo d'accordo. Ma il problema fondamentale che gli ha giocato a sfavore è che si è trovato a fare i conti con una crisi finanziaria drammatica - la peggiore dal 1930. L'economia sembrava a rischio di un'altra Grande Depressione, quando ha assunto l'incarico, e invece in qualche modo il Paese ne è uscito - anche se sta ancora leccandosi le ferite. Obama ha combattutto una lunga battaglia per la Riforma sanitaria, ha dato una spinta importante all'energia pulita, ha varato misure innovative per l'istruzione. Non è tutto da buttare.
Chi è riuscito a rendere l'idea della sfida che si è trovato a fronteggiare Barack Obama, è stato l'ex presidente Bill Clinton settimana scorsa a Washington, che ha detto: "Provateci voi, chiunque di voi ad andare dietro ad una locomotiva che va diritto in discesa a 300 chilometri l'ora. Provate a fermarla in 10 secondi". E' impossibile.
L'asprezza verso Obama ricorda quella verso Al Gore nel 2000. Lo stesso atteggiamento dei media, lo stesso disprezzo diffuso. Così alcuni liberali finirono per votare Ralph Nader, e George W. Bush si trasferì alla Casa Bianca. Allora dico: diamogli una possibilità. E' vero, Obama ha triplicato le forze armate in Afghanistan, vincendo peraltro il Nobel per la Pace, siamo d'accordo. Ma il problema fondamentale che gli ha giocato a sfavore è che si è trovato a fare i conti con una crisi finanziaria drammatica - la peggiore dal 1930. L'economia sembrava a rischio di un'altra Grande Depressione, quando ha assunto l'incarico, e invece in qualche modo il Paese ne è uscito - anche se sta ancora leccandosi le ferite. Obama ha combattutto una lunga battaglia per la Riforma sanitaria, ha dato una spinta importante all'energia pulita, ha varato misure innovative per l'istruzione. Non è tutto da buttare.
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1 comment:
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silvia [at] paperblog.com
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