Tuesday, October 12, 2010

Il Radicalchic-ismo

Radical Chic!


"Di questi tempi chiunque dica cose neanche di sinistra, solo un pò umanitarie, ecocompatibili, non razziste e non omofobe, o di semplice buonsenso sul decoro urbano viene bollato così" - con queste parole Maria Laura Rodotà, scriveva su Style Libero qualche settimana fa. Al momento dell'uscita di questo articolo - esilarante articolo a mio giudizio- mi trovavo ancora in Italia, a Roma, sigillata nel POD di Sky tg24 - precisamente al turno dell'alba (eh...bei tempi!) a fare macchie-testacoda-titoli-profile-montarefintilive. Mi ero ripromessa di bloggarci. Lo faccio adesso.

L'accusato di Radicalchic-ismo fa quasi sempre parte del ceto medio riflessivo- continua Rodotà- composto oramai da gente impoverita. E dai loro figli spesso plurilauerati e straprecari, appunto.
Poi c'è una minoranza antipatica (parecchi di quelli che conosco sono antipatici in effetti) che più che dedicarsi all'impegno civico, stanno tra loro rivendicando pedigree intellettuali e/o familiari (e, si dice a Roma, sò i peggio). Il Radical chic benestante si mostra poco e ha costumi, per molti, noiosi. Consumi culturali modello Corazzata Potemkin, vacanze in isole scomode o case in campagna dove molti si sparerebbero. Fa anche cose da veri ricchi, sì: però va ospite. E su barche e attici milionari dice cose politicamente correttissime. Poi ci sono i Radical chic elitisti, (la maggior parte) che sono isolati: mangiano slow food e viaggiano low cost. E il loro isolamento è un guaio: sociale e pure economico. Perchè sono una minoranza qualificata, preparata, creativa. Che cerca di andare in giro, di leggere, di discutere: di farsi venire, ancora, qualche idea.

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